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Trittico con Madonna col Bambino, san Giorgio, san Pietro, santa Caterina e angeli nelle due cuspidi.

Il trittico in oggetto venne realizzato dal celebre scultore senese Jacopo della Quercia e la sua bottega, probabilmente nell’ultimo soggiorno bolognese avvenuto tra il 1435 e il 1438.

Informazioni aggiuntive

L’opera si compone di tre sezioni di foggia absidale, la centrale più ampia, le laterali leggermente più piccole, sormontate ciascuna da un arco a tutto sesto. Si consiglia una lettura bimanuale, sinottica, simmetrica e speculare, per l’immediato riconoscimento delle geometrie che compongono la natura architettonica del trittico, mentre per la percezione dei singoli soggetti si suggerisce una lettura tattile fine, e più analitica, sia pur a sfioramento per evitare anche il minimo rischio di usura delle superfici a rilievo. Nello spazio centrale si trova la Vergine Maria che, assisa su un trono i cui braccioli sono decorati con teste leonine, tiene a sé Gesù Bambino, raffigurato in piedi, al quale rivolge teneramente uno sguardo protettivo e mesto. A sinistra del lettore, entro un’absidiola decorata da una valva di conchiglia rovesciata, finalizzata a simulare il catino absidale delle architetture sacre, compare San Giorgio dotato di spada: ai suoi piedi è riscontrabile il drago, suo tradizionale attributo e soggetto connotante l’iconografia del Miles Christianus. A destra, invece, incontriamo San Pietro, contraddistinto dall’attributo delle chiavi. In alto, entro cuspidi in asse con le sezioni precedentemente descritte, leggiamo: al centro, in corrispondenza della Vergine, tre angeli, e a sinistra Santa Caterina, ritratta con un libro in mano. A destra, nello spazio vuoto lasciato dalla cuspide mancante, un tempo conservata presso il museo Schnütgen di Colonia e oggi andata perduta, doveva trovarsi l’effige di un mistico francescano, forse un San Bonaventura. Va considerato che il grande scultore senese era a capo di una fiorente bottega, attiva nella realizzazione della Porta Magna di San Petronio, sui cui lati compaiono le storie della Genesi e in architrave temi neotestamentari. L’opera in oggetto, infatti, rivela come Jacopo della Quercia, pur sensibile allo stile classico e monumentale, al tempo di questa realizzazione fosse ancora legato a modelli stilistici gotici, caratterizzati da elementi grafici ascrivibili allo stile tardo medievale e protorinascimentale. Si avverte anche come l’artista, durante la sua permanenza a Bologna, non si fosse ancora convertito alla rappresentazione della nuova spazialità prospettica introdotta in questo periodo dallo stiacciato donatelliano, consistente in rilievi poco sporgenti ma funzionali a restituire efficacemente la progressione dei piani di posa, quindi l’idea di profondità di campo. Qui Jacopo della Quercia, di fatto, dimostra di appartenere a uno stile caratterizzato da grafismi movimentati, quasi guizzanti, visibili soprattutto nell’andamento dei panneggi dei Santi. Si tratta di motivi stilistici di evidente eleganza che potremmo considerare ancora legati alla raffinata tradizione tardogotica toscana e che nel tempo cederanno il passo ad un classicismo più plastico e volumetrico.


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Provenienza: Collezioni universitarie e acquisizioni del secondo dopoguerra, Bologna
Datazione: 1435 - 1438
Materiale: Marmo

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