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Progetto per un monumento funebre

L’opera è stata identificata come un probabile bozzetto, databile intorno al 1540, riferibile a un progetto destinato alla realizzazione di un monumento funebre dedicato a un giureconsulto, qui raffigurato disteso sul fianco destro, dormiente, con indosso l’ampia toga professionale.

Informazioni aggiuntive

L’opera è stata identificata come un probabile bozzetto, databile intorno al 1540, riferibile a un progetto destinato alla realizzazione di un monumento funebre dedicato a un giureconsulto, qui raffigurato disteso sul fianco destro, dormiente, con indosso l’ampia toga professionale. La posizione su un fianco, abbastanza inconsueta in contesti iconografici di questo tipo, conferisce all’opera verità umana, suscitando sentimenti di identificazione con il soggetto. La testa è cinta da un copricapo e i piedi sono adagiati su libri chiusi, mentre i libri aperti, che è possibile scorgere sullo sfondo, alle spalle del personaggio, si dispongono lungo l’intera statura della figura, al fine di evidenziare il ruolo preminente del sapere. Il sarcofago è caratterizzato da motivi scanalati a conchiglia e poggia, alle estremità destra e sinistra, su due grifoni alati, mentre al centro si colloca una testa di cherubino. I grifoni, raffigurazioni leggendarie di antica provenienza iconografica, appaiono frequentemente nelle costruzioni sacre e monumentali: medievali e rinascimentali. Avendo corpo di leoni e testa di aquila, personificano simbolicamente principi di potenza e vigilanza, perfezione e trascendenza. Ai piedi del giacente appare un puttino nudo, compostamente piangente. Egli si regge il capo con la mano destra, a riecheggiare la postura del melanconico che medita sulla finitezza umana, qui evidenziata dal sonno di morte del giureconsulto. Nella lettura tattile della piccola scultura, che in tal caso si consiglia di esercitare in modo analitico, per la lavorazione squisitamente dettagliata del marmo, sarà possibile cogliere la lacuna che interessa il braccio destro del putto mentre il sinistro appare ben leggibile nella posizione tesa, con mano poggiante sul ginocchio corrispondente. L’opera, attribuita allo scultore faentino Pietro Barilotto, attivo in Romagna nella prima metà del Cinquecento, bene rappresenta uno spirito di dignitosa compassione unito ad intima tenerezza. Tali ingredienti espressivi e stilistici possono essere considerati cifra della tradizione sepolcrale del Rinascimento maturo: capace di conservare la solennità del mondo classico e medievale, umanizzandone, nell’espressione formale, i severi contenuti.


Vai alla scheda successiva Trittico con Madonna col Bambino, san Giorgio, san Pietro, santa Caterina e angeli nelle due cuspidi.

Provenienza: Collezioni universitarie
Datazione: 1540 circa
Materiale: Marmo

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