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Venezia nel Settecento, Fondazione Accorsi-Ometto, Torino, 19 aprile - 3 settembre 2023

In prestito il seguente dipinto:

Pittore della cerchia di Giuseppe Maria Crespi, ritratto presunto di Antonio Vivaldi, olio su tela, I metà XVIII sec.

A quasi un secolo di distanza dalla prima esposizione dedicata al Settecento veneziano, intitolata Il Settecento Italiano e allestita a Venezia nel 1929 – cui lo stesso Pietro Accorsi diede un rilevante contributo – la Fondazione Accorsi-Ometto rende omaggio al mito della Serenissima con una mostra, curata da Laura Facchin, Massimiliano Ferrario e Luca Mana, che intende raccontare la vita della città lagunare nell’ultimo periodo della sua fulgida storia, delineandone la società e mostrandone gli aspetti più affascinanti e curiosi.
Le diverse aree tematiche, che si sviluppano negli spazi espositivi e lungo le sale del Museo, restituiscono l’immagine di Venezia attraverso molteplici rappresentazioni: le vedute realizzate dai grandi nomi della tradizione veneziana, da Luca Carlevarijs a Canaletto a Michele Marieschi; le tele a soggetto mitologico e sacro che evocano i maestri “itineranti” come Sebastiano Ricci e Giambattista Tiepolo; i delicati ritratti di Rosalba Carriera e le celebrazioni del Carnevale e della sontuosa festa della Sensa (Ascensione).
La variegata produzione di arredi e di suppellettili veneziani è rappresentata non solo nelle intime vedute di interni, rese paradigmatiche dai Longhi, ma anche dai mobili laccati del Museo Accorsi-Ometto, dai preziosi argenti e dalle raffinate sculture di Giovanni Bonazza e di Antonio Gai.
Non poteva, poi, mancare un riferimento ad Antonio Vivaldi, figura simbolo del “secolo d’oro” della musica a Venezia.
Nel 1797, in seguito agli accordi di Campoformio, termina la millenaria storia della Serenissima Repubblica di San Marco. Un senso di lenta, ma inarrestabile decadenza ben traspare nelle opere degli artisti della seconda metà del Settecento, da Giandomenico Tiepolo allo zio, Francesco Guardi. Ma prima di giungere alla fine, Venezia si propone ancora sulla scena internazionale in una stagione di favolosa bellezza il cui mito viene ripreso da Giorgio de Chirico che, con un sorprendente coup de théâtre, conclude la mostra.