Musei Civici Bologna

News / I Musei Civici Bologna ampliano l'offerta digitale del proprio patrimonio culturale con un nuovo percorso virtuale immersivo dedicato al Cimitero Monumentale della Certosa

Il Museo civico del Risorgimento annuncia la realizzazione del virtual tour del Cimitero Monumentale della Certosa di Bologna, una nuova iniziativa che va ad ampliare e diversificare l’attività di promozione della conoscenza e valorizzazione culturale del complesso monumentale svolta in collaborazione con Bologna Servizi Cimiteriali.

Il progetto VN 360°, la cui ideazione e sviluppo sono stati affidati allo studio di comunicazione Veronesi Namioka, con la supervisione scientifica del Museo civico del Risorgimento per i contenuti storico-artistici, si avvale di tecnologie digitali che mettono al centro l'utente e i suoi sensi, nella navigazione immersiva, fruibile attraverso qualsiasi dispositivo con accesso a Internet e con visori VR.

Grazie all'alta definizione e alla cura dei dettagli del percorso, il viaggio virtuale all'interno dell’area monumentale del camposanto diventa un'esperienza di coinvolgente realismo, consentendo agli utenti di navigare e accedere a contenuti di approfondimento in lingua italiana e inglese sull'importante patrimonio storico-artistico e architettonico di uno dei cimiteri monumentali tra i più rilevanti nel mondo. Il visitatore può esplorare ogni angolo del percorso ripreso e scoprire gli spazi da punti di vista normalmente inaccessibili durante la visita fisica, come i dettagli di decorazioni pittoriche, elementi architettonici dei soffitti o decori scultorei di arcate e colonne.

Il percorso, arricchito da due intermezzi narrativi dell’attore e regista Matteo Belli, pone in evidenza uno degli aspetti che più definisce e distingue la Certosa di Bologna da qualunque altro cimitero in Europa: le architetture. I cimiteri moderni, nati con l'Editto napoleonico di Saint-Cloud dopo il 1804, sono di norma grandi aree delimitate da muri o loggiati in cui predominano gli spazi a verde per le tombe o le cappelle. Del tutto opposta la struttura della Certosa, in cui prevalgono gli edifici sulla natura, proprio come nella città dei vivi. E come nel centro storico della città, passeggiando si trovano porte, elementi artistici, memorie, monumenti collettivi.

Il connubio peculiare determinato dal susseguirsi di sale coperte, gallerie e portici, spesso incastrati l'uno dentro l'altro, e le opere scultoree che vi sono alloggiate è rappresentato attraverso 14 punti di interesse, selezionati per la loro rilevanza nella rappresentazione dell’evoluzione delle principali tendenze artistiche tra Otto e Novecento e la rievocazione di vicende cruciali nella storia locale, nazionale ed europea.

Si parte con il Monumento ai Martiri dell'Indipendenza (1868), opera di Carlo Monari realizzata grazie al contributo dei cittadini bolognesi e si prosegue nella Sala Gemina dove è situato il Monumento Contri, importante esempio del realismo borghese post-unitario.

Passando nella Sala delle Catacombe ci si sofferma davanti alla stele dedicata alle famiglie Spech - Salvi, simbolo degli ideali patriottici e repubblicani professati dallo stesso scultore Giuseppe Pacchioni che lo ha eseguito. Tra i personaggi eruditi, dediti allo studio delle lettere e della musica che vi riposano si segnala la cantante Adele Spech "italiana di sensi e d'intelletto quando l'esserlo costava spesso la vita".

La tappa nell'elegante Galleria Tre Navate progettata da Coriolano Monti consente con lo sguardo di comprendere il mutamento sociale di metà Ottocento. Il grandioso monumento dedicato ad Antonio Bolognini Amorini, eseguito da Stefano Galletti nel 1864, è testimone del gusto classicista ormai al tramonto, utile per onorare una importante figura nobiliare ancorata a valori politici conservatori.

Diversamente il marmo che ritrae il giovane Enea Cocchi, del 1868, rappresenta il nuovo stile artistico che si impone in questo periodo, il Realismo, che porta con sé i valori della classe borghese mercantile e commerciale favorevole all'unificazione del paese.

La Sala del Colombario, uno degli spazi storici coperti più vasti di Bologna, accoglie diversi capolavori. Nel percorso ne sono proposti due, entrambi opere di grande rilevanza che testimoniano l'età napoleonica di inizio Ottocento. Il primo è il grandioso Monumento a Gioacchino Murat re di Napoli e generale della cavalleria imperiale francese, realizzato nel 1864 dal più celebre scultore europeo del momento, Vincenzo Vela. Il marmo fu voluto dalla figlia di Gioacchino, Letizia, che non desiderò essere sepolta nella tomba di famiglia collocata a poca distanza, ma in un sepolcro tutto per sé in ricordo del padre. La seconda è posta al centro della sala ed è la tomba di Massimiliano Malvezzi Angelelli, su cui si impone il grandioso marmo di Lorenzo Bartolini (1833) che in origine era stato realizzato quale monumento funerario di Elisa Bonaparte, sorella dell'imperatore e granduchessa di Toscana.

Uscendo dal Colombario si entra negli spazi del Novecento per incontrare un capolavoro di Farpi Vignoli, scolpito in memoria del sindacalista Enio Gnudi, il primo sindaco comunista di Bologna che fu costretto alla fuga poche ore dopo l'insediamento a causa del grave fatto oggi noto come 'Strage di Palazzo d'Accursio' (21 novembre 1920). A pochi passi si trova il secondo capolavoro di Vignoli, il sarcofago Frassetto, in cui padre e figlio si guardano negli occhi in un eterno dialogo sul tema della morte.

La penultima tappa ci consente di ammirare il Chiostro VI realizzato all'inizio del Novecento su progetto di Filippo Buriani. Al centro si impongono i due monumenti realizzati successivamente tra 1932 e 1933: il Monumento ai martiri del fascismo ed il Monumento ossario ai caduti della Grande Guerra. Si tratta di due severe architetture fortemente volute dal regime in chiave propagandistica, per mettere in relazione l'epopea del Risorgimento con l'avvento del Fascismo, aspetto ulteriormente sottolineato dallo spostamento in questo luogo dei resti di Ugo Bassi - martire del Risorgimento Italiano - e della collocazione della tomba di Giosue Carducci - il "Vate d'Italia" - nel viale in asse visivo con il Chiostro.

La visita termina con la Galleria del Chiostro VI, in cui oltre a Buriani interviene Attilio Muggia nel progettare la bella struttura a cassettoni del soffitto, primo intervento in cemento armato di Bologna. La Galleria segna il paesaggio della Certosa con la grande cupola di rame, e la sua complessità bene si adatta alla descrizione della Certosa che ci ha consegnato la scrittrice Cristina Campo: "tenebroso palazzo dalle grandi fughe di porticati, corridoi, cortili, simili a uno scenario di tragedia spagnola rappresentata all'epoca dell'Alfieri: tutta demenza romantica, votata al mal sottile, agli amori proibiti e alle guerre redentrici ma sempre e solo, per me, tenebroso palazzo di fate".

L’intento è infatti quello di far sì che l'esperienza virtuale non costituisca un fine in sé, ma venga percepita come l’anteprima di un viaggio affascinante e coinvolgente che invita gli utenti a vivere con i propri sensi l'autenticità e la maestosità di questo bene culturale senza tempo. La tecnologia può raccontare storie, mostrare dettagli e offrire punti di vista inusuali, ma la sensazione di percorrere il suolo secolare della Certosa, contemplarne le bellezze artistiche e respirarne l'aria immersi nella quiete è un'esperienza irripetibile e ineguagliabile.

Naviga nel percorso dedicato alla Certosa