Musei Civici d'Arte Antica

Museo Civico Medievale
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40121 Bologna
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Museo Civico d'Arte Industriale e Galleria Davia Bargellini
Strada Maggiore, 44
40125 Bologna
tel. 051 236708
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Collezioni Comunali d'Arte
Piazza Maggiore, 6
40121 Bologna
tel. 051 2193998
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Museo del Tessuto e della Tappezzeria "Vittorio Zironi"
Via di Casaglia, 3
40135 Bologna
tel. 051 2194528 - 2193916
fax 051 232312
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  • Arca di Carlo Riccardo e Roberto da Saliceto
  • Bonifacio VIII

Notizie / Aelia Laelia Crispis: un enigma bolognese

La lapide Aelia Laelia Crispis è esemplare di una cultura ermetica ed emblematica, variamente congiunta alla componente ludica, in voga negli ambienti colti bolognesi del Cinquecento. La "pietra di Bologna" ebbe in passato uno straordinario successo fra studiosi e viaggiatori italiani e stranieri; vi fu anche chi giunse a dire che essa sarebbe bastata da sola a dare fama alla città. Vari autori si affannarono a dare spiegazioni improbabilion dell'"enigma", astruse o ingenue, mentre il nome di Aelia trovava posto in dizionari enciclopedici settecenteschi.
Il Romanticismo provocò un nuovo risveglio di interesse per l'iscrizione e la sua entrata nella letteratura europea (Walter Scott, Gérard de Nerval). La pietra scampò fortunosamente ai bombardamenti del 1943.

« D M
Aelia Laelia Crispis
Nec vir nec mulier nec androgyna
Nec puella nec iuvenis nec anus
Nec casta nec meretrix nec pudica
sed omnia
sublata neque fame neque ferro neque ueneno
Sed omnibus
Nec coelo nec aquis nec terris
Sed ubique iacet
Lucius Agatho Priscius
Nec maritus nec amator nec necessarius
Neque moerens neque gaudens neque flens
Hanc nec molem nec pyramidem nec sepulchrum
Sed omnia
Scit et nescit cui posuerit »

(IT)

« D.M.
Aelia Laelia Crispis
né uomo, né donna, né androgino
né bambina, né giovane, né vecchia
né casta, né meretrice, né pudica
ma tutto questo insieme.
Uccisa né dalla fame, né dal ferro, né dal veleno,
ma da tutte queste cose insieme.
Né in cielo, né nell'acqua, né in terra,
ma ovunque giace,
Lucio Agatho Priscius
né marito, né amante, né parente,
né triste, né lieto, né piangente,
questa né mole, né piramide, né sepoltura,
ma tutto questo insieme
sa e non sa a chi è dedicato. »
Le prime notizie della pietra risalgono alla seconda metà del cinquecento ma la versione in cui oggi possiamo guardarla nel ricostruito Museo Civico Medievale di Bologna, è un rifacimento del XVII secolo. Come già detto, non sappiamo con esattezza quante trasformazioni abbia subito il testo nelle sue trascrizioni ma la traccia lapidea, essenzialmente, è quella che ora vediamo.