Il 17 dicembre 1903 a Kitty Hawk nella Carolina del Nord, Wilbur e Orville Wright riescono a far volare con precisione il loro prototipo di biplano lungo 6,40 metri e pesante 272 kg. Il sogno di Icaro, una delle ambizioni più antiche dell’umanità, si realizzava e questa data viene convenzionalmente adottata come l’inizio della moderna aviazione. Naturalmente “Scuolaofficina” non poteva ignorare questo avvenimento. A partire dai primi anni del Novecento ingegneri, meccanici o semplicemente amatori bolognesi hanno fornito nuovi e non secondari contributi sia in termine di prodotto che di modelli originali alla storia dell’aviazione. Altrettanto importante è l’apporto alla costruzione di componentistica per aeroplani. In questo campo spiccano nomi illustri del panorama produttivo locale quali Maserati, Marconi, Ducati, Calzoni e così via. Per questo la rivista si apre con un ampio intervento dedicato all’aeronautica bolognese, ai suoi protagonisti, ai suoi successi ed insuccessi. E ancora una volta, come il Museo già documenta per altri settori, emerge la creatività e l’ingegnosità di meccanici e tecnici della nostra area, pronta e attrezzata per raccogliere sfide nuove e sperimentare campi nuovi di produzione. “Scuolaofficina” prosegue poi affrontando temi propri dell’approccio museografico praticato dal Museo attraverso esperienze nazionali ed internazionali che confermano ancora una volta la validità della metodologia adottata. Dal tema della conservazione dei “contenitori” e dei siti della industrializzazione negli Stati Uniti si passa a riflessioni sulla metodologia divulgativa che è stata al centro di un convegno organizzato dall’Associazione “Clio 92” a cui il Museo ha collaborato con un specifico incontro-seminario. Poi interventi sulla valorizzazione delle collezioni storiche di istituti di formazione professionale operanti a Bologna da centoquarant’anni, le ricerche di approfondimento per lo studio del patrimonio industriale, le attività dell’Associazione “Amici del Museo”. Da ultimo è doveroso inviare un saluto al prof. Roberto Curti, che, a marzo, dopo più di vent’anni, si è ritirato dalla direzione del Museo e della rivista. A lui, vero innovatore nel settore della museografia del patrimonio industriale un ringraziamento particolare per la passione, dedizione e professionalità con cui, in questi anni, ha lavorato al progetto del Museo, ma soprattutto per quello che da vero “maestro” ci ha insegnato.