Bologna industriale non è caratterizzata solo da settori produttivi che hanno assunto la dignità di distretto, quali le macchine automatiche o la motoristica, ma anche da diversificate realtà imprenditoriali che caratterizzano fortemente la vita economica della città. Per rappresentare questa identità imprenditoriale del territorio, cogliendone originalità, elementi comuni ed intrecci, il Museo del Patrimonio Industriale ha arricchito la propria offerta espositiva con nuovi temi che danno ragione di questa molteplicità. Accanto ad approfondimenti legati alla motoristica, sono stati inseriti in esposizione macchine che documentano l’arte tipografica, molto importante per l’assetto produttivo locale e, per la prima volta, anche materiali relativi al settore biomedicale, grazie al quale l’attenzione si sposta su un settore in cui Bologna ancora una volta è all’avanguardia: quello dei servizi e delle infrastrutture per la salute. La metodologia di lavoro adottata è quella ormai consolidata dal Museo: la ricerca archivistica e bibliografica è stata integrata, arricchita e completata da un continuo scambio tra Museo e aziende, tra Museo e collezionisti, tra Museo e cultori della materia. Elemento umano, formazione professionale, conoscenze tecnologiche e capacità imprenditoriali hanno fornito le chiavi di lettura per comprendere le ragioni del radicarsi nel territorio di determinati settori produttivi. Ancora una volta poi l’Aldini Valeriani risulta essere il comun denominatore a realtà molto diverse e lontane. “Scuolaofficina” prosegue poi proponendo interventi e approfondimenti su temi legati alla riflessione sulla civiltà industriale: la globalizzazione, fenomeno complesso e discusso che sta cambiando profondamente il nostro modo di vivere e con le cui ripercussioni ci dobbiamo confrontare sempre più spesso; la necessità di salvaguardare “monumenti” industriali come la Chiusa di Casalecchio, per cui è stata avviata l’istruttoria volta a ottenerne il riconoscimento come patrimonio dell’umanità; le origini, le scelte operative i cambiamenti che hanno caratterizzato i cento anni di vita del Deutsches Museum di Monaco una delle più importanti istituzioni europee nel campo della scienza e della tecnologia; la ricostruzione della vita di Giuseppe Biagi, aldiniano e marconista nella tragica spedizione al Polo Nord del dirigibile Italia. Infine proprio per sottolineare lo scambio continuo tra Museo e mondo imprenditoriale un’analisi delle attività che l’Associazione Amici del Museo continua a promuovere per diffondere cultura tecnica e di impresa, affiancando e sostenendo le molteplici iniziative del Museo.