Come si scrive di musica?
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presentazione del volume (Accademia University Press, 2024) a cura di Francesco Finocchiaro, Paolo Gozza e Stefano Lombardi Vallauri
dialogano con i curatori Amalia Collisani (Università di Palermo) e Cecilia Panti (Università di Roma Tor Vergata)
nell’ambito de La biblioteca di Athena
in collaborazione con Athena Musica
Come si scrive di musica?
Se poniamo la domanda alla storia, dal passato ci viene incontro una varietà di generi testuali.
I generi sono gli araldi della musica, i suoi mercuri alati; dispositivi plastici che rivestono e modellano il discorso.
Il primo tipo testuale in cui si può trovare una tematizzazione della musica è il genere letterario del mito: la favola musicale.
Lo spirito filosofico narra invece la musica nel tipo testuale del trattato, un genere destinato a modellare i fondamenti della teoria e della prassi musicale per oltre due millenni, da Aristosseno a Schoenberg.
La cultura medioevale affianca al trattato di musica altri generi come commentari ai testi filosofici antichi, speculazioni teologico-musicali, laudes musicae, scritti di mistica e spiritualità.
L’età umanistica introduce il dialogo, più consono del trattato ad animare la conversazione musicale. La modernità rinnova generi antichi e ne introduce di nuovi: enciclopedie, dizionari, storie, lettere, giornalismo, letteratura di viaggio, biografia e autobiografia, pamphlets e altro ancora.
Sono questi i generi del discorso musicale che il volume indaga: interrogare il genere è in primo luogo interrogare le premesse della propria ricerca.
Il genere è lo specchio o l’immagine dell’epoca. Il genere intercetta gli attori del discorso musicale: chi scrive sulla musica, il pubblico che si vuole raggiungere, la disposizione dei temi, la lingua, i luoghi, le funzioni, le circostanze di enunciazione e, più importante, l’immagine della musica stessa.
Il genere diventa un oggetto storico, in quanto fa storia.
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