Bentornata, Giuditta!

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Rientra al museo, dopo una lunga assenza per prestiti a diverse mostre (Dublino, Madrid, Rolandseck, Bologna), la tela di Lavinia Fontana (1552 – 1614), "Giuditta con la testa di Oloferne".
Un’occasione che si offre al museo per approfondire le storie di due donne celebri, una pittrice e un’eroina biblica.


Il dipinto

L'opera, esposta nella sala 4, ha recuperato grazie ad un recente restauro i suoi colori brillanti.
I rossi cangianti delle lacche rendono preziosa la veste e le trasparenze dei veli di seta, intessuti d’oro, sono un vero campionario delle celebri manifatture bolognesi (per saperne di più vedi Google Arts and Culture).
Completano l’abbigliamento di Giuditta un prezioso gioiello a forma di pavone, appuntato sul petto, orecchini con pendenti di perle a goccia e una collana di perle rotonde e a goccia, alternate a cammei.
Anche la spada che la donna tiene in mano, con la sua elsa dorata e scintillante, diviene una sorta di raffinato gioiello, esibito più che brandito.
Ovviamente la pittrice non ritrae una donna ebrea vissuta molti secoli prima di Cristo, ma una raffinata dama del 1600 (la data che si legge in basso a sinistra, accanto al nome dell’autrice) in abiti e accessori contemporanei.
Giuditta. Chi era costei?

La giovane e ricca vedova Giuditta fa parte del gruppo nutrito delle eroine citate dalla Bibbia.
A lei è dedicato un libro intero del Vecchio Testamento, il Libro di Giuditta, appunto.
La città ebraica di Betulia è assediata dall’esercito assiro guidato dal generale Oloferne e la situazione è disperata.
Sarà una donna a mettersi in gioco con le sue armi: l’intelligenza, la seduzione e il garbo. Indossando i suoi abiti e gioielli più belli, acconciata e profumata, Giuditta si presenta ad Oloferne e lo conquista.
Durante una cena a due nella tenda di lui lo fa ubriacare e quando l’uomo crolla addormentato sul suo letto, con un colpo di spada gli taglia la testa e la nasconde nella cesta (o nel sacco, dipende dal pittore) che la sua ancella ha portato con sé.
Rientrata a Betulia con il suo crudele bottino, Giuditta lo mostra ai difensori della città che rimangono stupiti e ammirati dal suo coraggio.
Salita sulle mura la donna mostrerà il suo trofeo all’esercito nemico, che toglierà l’assedio.
Come altri personaggi della Bibbia Giuditta simboleggia l’imprevedibilità della volontà di Dio che sceglie spesso i deboli, i poveri, le donne per realizzarsi.
Per il pensiero cristiano anticipa per bellezza, fede e coraggio la Vergine Maria, madre di Cristo.
Una donna dipinge una donna: Lavinia Fontana e Giuditta

Figlia di Prospero, celebre pittore bolognese, Lavinia si forma nella bottega del padre, a contatto con opere e artisti celebri, contemporanei e del passato.
La sua fama è affidata inizialmente ai ritratti, cui seguiranno pale d’altare per chiese di Bologna e della provincia e dipinti di soggetto biblico e mitologico.
Inserita nella società del tempo e rispettosa delle sue regole, Lavinia si presenta come pittrice cristiana e moglie e madre di famiglia esemplare.
Muore a Roma, dove si era trasferita e dove prosegue con successo l’attività di richiesta ritrattista della corte e della aristocrazia pontificia, dipingendo pale d’altare per la maggiori basiliche (S. Paolo fuori le mura, S. Sabina) e quadri per collezionisti celebri come il cardinal Scipione Borghese.