Tra le imprese affermatesi nel secondo dopoguerra a Bologna, capaci di dare risposta con soluzioni/prodotto competitive a livello internazionale alle diverse esigenze della società dei consumi, un posto particolare spetta alla Carpigiani, azienda leader nel settore delle macchine da gelato. In occasione dei suoi sessant’anni di vita “ScuolaOfficina” le dedica ampio spazio ricostruendone la storia dalla quale emerge,ancora una volta, la felice combinazione tra risorse umane, capacità innovative e strategie di marketing vincenti. Bruto Carpigiani, grande precursore di un’intera generazione di progettisti di macchine automatiche, ideò il primo prototipo di gelatiera. Poi, dopo la sua morte prematura, il fratello Poerio assunse le redini dell’Azienda, incarnando in sé la figura del capitano d’industria tipica del secondo dopoguerra: attento alle esigenze del mercato, informato sulle nuove tendenze dei consumatori, curioso di sperimentare sempre nuove avventure.
Un secondo approfondimento è dedicato alla Hatù di Casalecchio di Reno che occupa un posto importante nella memoria collettiva, non solo locale. Appartenuta al gruppo Maccaferri, questa Azienda a partire dagli anni Venti fu protagonista del lancio di articoli in lattice, una vera e propria novità per quegli anni, il cui utilizzo ha poi in un certo qual modo anticipato – e forse indirizzato – alcuni comportamenti sociali. Anche in questo caso l’innovazione di prodotto e abili strategie di marketing ne permisero l’affermazione. “ScuolaOfficina” prosegue, poi, con approfondimenti dedicati ad altri aspetti della valorizzazione del patrimonio industriale: la didattica, la salvaguardia, l’innovazione. In particolare viene pubblicata una panoramica sulle linee operative adottate negli Stati Uniti per la tutela dei siti di interesse archeologico-industriale, tema che è stato alla base di una giornata di confronto di esperienze con gli esponenti della Società americana per l’archeologia industriale, svoltasi al Museo nel novembre 2005, nell’ambito del loro study tour che ha avuto come meta Bologna e l’Emilia Romagna.
Chiude la rivista l’annuncio della nuova iniziativa espositiva del Museo, cui sarà dato ampio spazio nel prossimo numero. La mostra “Moto bolognesi degli anni 1930-‘45” è il secondo capitolo d’approfondimento sull’industria motociclistica, dedicato agli anni caratterizzati da una rigida autarchia, da vincoli ed imposizioni tipici dell’economia di guerra. Le moto e i motocarri esposti, insieme ai documenti iconografici e filmati, mostreranno le capacità e la vitalità dimostrate, anche in quelle circostanze, dai tecnici e dalle ditte progenitrici di quello che diventerà – nei decenni successivi – uno dei comparti trainanti dell’industria di Bologna e del suo territorio.