Museo del Patrimonio Industriale
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I costruttori locali avevano affrontato le ristrettezze imposte dalle scelte autarchiche del regime fascista con caparbia vitalità, sorprendente inventiva e rinnovate soluzioni tecniche. Delle tre maggiori marche attive negli anni Venti, l’Augusta-F.I.A.B. all’inizio degli anni Trenta falliva, mentre la G.D si avviava verso un inarrestabile declino. Solo la M.M. confermava un ruolo preminente sia dal punto di vista commerciale che sportivo.
Nascevano nuovi protagonisti. Da G.D e M.M provenivano i fondatori della C.M e della Moto Morini, ditte destinate ad una rapida affermazione. Ad essi si affiancavano officine e laboratori artigianali con tecnici e meccanici in grado di ideare e brevettare nuovi dispositivi, oppure si cimentavano – come nel caso di Alfredo Bondi, Giulio Bonfiglioli, Luigi De Togni, Gino Maglietta, Adriano Amadori (O.M.A.), Aurelio Paselli, Walter Sita, Amedeo Zappoli – nella costruzione, episodica ma significativa, di esemplari di motocicli tradizionali o con soluzioni particolari.
Le ristrettezze economiche imponevano anche delle scelte utilitaristiche, incentivando la produzione di motofurgoni e motocarri che incontravano grande favore sul mercato.
In esposizione: 26 motociclette (Bondi, C.M, G.D e M.M.), 3 motocarri (M.M. e DEMM-S.A.C.M.E.R.A.), 2 motori per motocarro (F.B e Moto Morini), 4 visori tematici con iconografia storica (C.M., G.D e Bondi, M.M., Motofurgoni e motocarri), 3 proiezioni (filmato introduttivo, Cinegiornale Luce sul Circuito di Bologna del 1939, filmato antologico “Italiani in motocicletta”), visione a computer di 22 Cinegiornali dell’Archiviuo Storico dell’Istituto Luce.