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biblioteca della musica di Bologna

In Museo / Le sale espositive / Sala 8 - Libri per musica e strumenti secoli XVIII e XIX

Nella sala 8 il percorso espositivo giunge ai secoli XVIII e XIX: viole d’amore e flauti traversi si affiancano alle partiture composte da Torelli, Vivaldi, Bertoni. Poi i clarinetti, il bellissimo Buccin a testa di drago realizzato a Lione da Jean Baptiste Tabard (1812-1845) e sulla pedana il raro pianoforte “en forme de clavecin” costruito a Parigi nel 1811 dai fratelli Erard e l'arpa a pedali a movimento semplice sempre parigina di fine Settecento.

Le decorazioni

Durante la trasformazione degli spazi abitativi del palazzo, una porzione dell’antico salone cinquecentesco diventa la sala di ingresso principale all’appartamento, la prima ad essere decorata nel 1798. Seppure all’epoca si tenesse conto dell’intimità familiare e del conforto dei piccoli ambienti, questa sala "del vestibolo"doveva emanare a chi entrava un senso di solennità degna di un personaggio di spicco dell’amministrazione francese.
La decorazione viene affidata ad uno degli artisti scenografi più emancipati e fantasiosi in città, Antonio Basoli, che in quegli anni di grandi rinnovamenti soddisfava le esigenze di una clientela colta e ansiosa di stare al passo coi tempi. La nuova moda qui non si esprimeva a suon di fanfara e archi di trionfo, ma era soprattutto un fatto di arredo e decorazione di interni, e la capacità di Basoli era di adattare all’intimità delle abitazioni borghesi la severità del repertorio classico snellendolo però dalle serie implicazioni ideologiche. Nel fare questo si era ispirato fin dall’inizio al modo lieve e spiritoso di Serafino Barozzi, cosicché i suoi allestimenti hanno tralci di fiori e piante, ghirlande e drappeggi che pendono da finte architetture ornate, in uno stile elegante da lui stesso definito come per questa sala ‘quasi semigotico’, e magari avvolte dal fumo di finti bracieri dipinti in trompe-l’oeil.
L’idea di scandire lo spazio con alte colonne corinzie e creare l’illusione di un vano più ampio che sfonda l’architettura in primo piano, richiama ancora i concetti tardobarocchi del travestimento scenografico, ma rispetto alle sale del Barozzi qui prevale un carattere più austero, dove tutto concorre a rappresentare la scena del potere.
Sia la statua trionfante al centro della parete che le quattro virtù di Fedeltà, Giustizia, Grazia e Saggezza, sono del collaboratore figurista Pietro Fancelli e insieme alle quattro coppie di aquile, che stringono scudi raffiguranti virtù e apoteosi, fanno parte di un repertorio simbolico e celebrativo tipico dell’epoca neoclassica.

Dove

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