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Nicolò dell’Abate e la pittura del Cinquecento tra Emilia e Parigi, Scandiano (RE), Rocca del Boiardo, 9 maggio – 11 ottobre 2009

 

Sono state concesse in prestito le seguenti opere:

Ignoto, Arpa cromatica a due file, Italia, ultimo quarto sec. XVI

Claude Rafi, Flauto traverso tenore, Lyon, 1515-1553

Ignoto, Cornetto curvo, secc. XVI-XVII

Arnold Caussin, Arnoldi Caussini musici celeberrimi motectorum, liber primus cum quinque vocibus, Venezia, Antonio Gardano, 1548

 

La mostra ha lo scopo di indagare, nel suo complesso, l'intensa attività di Nicolò dell'Abate e parte dal periodo italiano dell'artista (fino al 1552), con circa un centinaio di opere per passare al lungo momento francese (1552-1571), raccontato da dipinti e disegni autografi, provenienti principalmente dal Cabinet des Dessins del Louvre e da opere riferibili alla Scuola di Fontainebleau.

Ampia la sezione dedicata all'ambiente artistico emiliano compreso tra il 1510 ed il 1540, con opere di Gian Gherardo dalle Catene, Garofalo, Dosso Dossi, Antonio Begarelli, e quella che illustra la lezione dei grandi maestri del primo Cinquecento con opere di confronto di Correggio, Parmigianino, Pordenone e Girolamo da Carpi. Questa quindi l'occasione per evidenziare il complesso intreccio di rapporti ed il lessico sul quale si forgia lo stile iniziale dell'artista, anche influenzato dalla circolazione di modelli a stampa che contribuirono a diffondere il linguaggio dei maggiori artisti del Rinascimento, in particolare di Raffaello. Proprio tale aspetto costituisce una della principali novità della mostra rispetto alla memorabile monografia bolognese del 1969 curata da Sylvie Béguin, illustre studiosa dell'artista e presidente dell'attuale Comitato Scientifico.

Di notevole interesse risulta la sezione dedicata alla 'fortuna' dell'artista e dei temi da lui trattati, in particolar modo il fregio dipinto e i paesaggi, tra il XVI e il XVIII secolo, illustrata da una selezione di copie antiche e da importanti dipinti e disegni di autori quali Lavinia Fontana, Scarsellino, Mastelletta, Guercino e Donato Creti, fino al recupero ottocentesco dell'artista condotto nell'ambito della cultura accademica, ai primi 'stacchi' dei suoi fregi affrescati e al delinearsi del moderno approccio storico-critico.