Museo Civico Archeologico

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Cratere a campana apulo a figure rosse

I vasi attribuiti alle fabbriche apule costituiscono circa la metà della produzione conosciuta di ceramica italiota a figure rosse. Essi dunque rivestono un'importanza notevole anche per la ricchezza del repertorio di immagini che ci hanno trasmesso. Grazie alle scoperte degli ultimi decenni in numerosi siti dell'Apulia, la conoscenza della ceramica apula si è notevolmente ampliata ed è stato possibile definire con maggiore chiarezza la distinzione tra due filoni principali nella decorazione dei vasi: quello chiamato “semplice” e il più elaborato stile “ornato”.
Il primo, a cui va assegnato anche questo cratere attribuito alla cerchia del Pittore di Tarporley, è caratterizzato da crateri a campana e a colonnette, da hydriai e da pelikai con raffigurazioni relativamente semplici, da una a quattro figure, spesso associate a Dioniso. Qui, in particolare, il dio è raffigurato in compagnia di un Sileno e di una giovane, nel corso della preparazione del gioco del kottabos: i convitati dovevano colpire, con il vino gettato dalle coppe, un piatto posto in equilibrio su un bastone al centro della sala del banchetto.

Informazioni aggiuntive

Vaso – Primo ventennio del IV sec. a.C.

Corpo ceramico di colore arancio; vernice nera compatta, coprente, lucente. Suddipinture in giallo.
Sul labbro ghirlanda d'alloro sopra un filetto a risparmio. Il campo figurato è delimitato inferiormente da un motivo a meandro triplice, intervallato da quadrati con angoli con croci al centro. Attacchi delle anse a risparmio con baccellatura, sotto ciascuna ansa due palmette sovrapposte, fiancheggiate da girali fogliati.
Lato A: gioco del kottabos in presenza di Dioniso. Al centro una fanciulla nuda mette in bilico sulla sommità del bastone un disco, mentre Dioniso, giovane, imberbe, nudo con il mantello sul braccio sinistro e il tirso nella destra e una fiaccola nella sinistra assiste alla scena. Fra i due, sopra uno a sgabello a tre piedi, un cratere a calice a figure nere. Alle spalle della fanciulla è un satiro nudo, con alti calzari e tenia sul capo; nella destra impugna un tirso, nella sinistra regge una fiaccola accesa. Alla sua gamba destra è appoggiato un tympanon.
Lato B: tre giovani ammantati a colloquio: quallo al centro e auello a destra si appoggiano a bastoni ricurvi. Nel campo tenia con frange e una coppia di halteres.

Informazioni
Provenienza: Provenienza ignota
Materiale: Argilla, a figure rosse
Dimensioni: Altezza: 31.7 cm - Diametro orlo: 36.5 cm
Numero di inventario: MCA-GRE-G_0250
Biografia: Pellegrini, Giuseppe, Catalogo dei vasi antichi dipinti delle Collezioni Palagi ed Universitaria, Bologna, 1900, p. 72, n. 425; Laurenzi, Luciano, Corpus Vasorum Antiquorum, Italia 12, Bologna Museo Civico, Fascicolo 3, in: Corpus Vasorum Antiquorum, Italia, Roma, 1936, IV, Er, tav. 3,5-6.; Pelagio Palagi artista e collezionista, Bologna, 1976, p. 265, n. 228; Cambitoglou, Alexander, The red-figured vases of Apulia. 1. Early and Middle Apulian, Oxford, 1978, n. 4/199, p. 92.
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